L’evénement è il titolo originale del film che sarà distribuito in Italia con il titolo Happening – 12 settimane.
A Venezia, alla prima di Evénement della regista francese Audrey Diwan, la sala ha il fiato sospeso: c’è chi si copre gli occhi, chi si agita penosamente sulla poltrona, chi non trattiene commenti angosciati. Ma alla fine della proiezione il pubblico è in piedi, e sembra ostinato a non fare cessare gli applausi. Tratto dal romanzo autobiografico di Annie Ernaux, il film racconta di una brillante studentessa di lettere che, nella Francia degli anni Sessanta, è rimasta incinta e vuole abortire nonostante sia ancora illegale – e lo sarà fino al 1975. Le settimane incalzano e più il tempo passa più il feto si rafforza e diventa difficile da eliminare.
Un film dallo stile duro, girato con al centro il corpo di Anne e i suoi supplizi – eccezionale Anamaria Vartolomei – che potrebbe avere qualcosa in comune con l’horror. Ma Diwan racconta una storia reale, senza aggiungere nulla. L’effetto orrorifico deriva dal non togliere, dal fare in modo che lo spettatore veda, e veda attraverso il corpo della donna “la cosa” che si aggrappa al corpo e non lo lascia finché non lo trasforma in un tutt’uno con sé, come in un horror di Carpenter.
La presenza di Luàna Bajrami, che si è fatta notare nel ruolo della serva che vuole abortire in Ritratto della giovane in fiamme di Sciamma, ci ricorda che dall’Ottocento agli anni Sessanta nulla è cambiato. Finché avere un figlio significa la rinuncia immediata ad ogni altro progetto di vita, ogni emancipazione è fasulla.
Angela Norelli