Titolo originale: Crankep Regia: A. Tarkovskij. Soggetto: dal romanzo Picnic sul Ciglio della Strada di A. e B. Strugackij. Sceneggiatura: A. e B. Strugackij e A.Tarkosvskij. Fotografia: A. Kniazinskij. Montaggio: Ljudmila Fejginova. Interpreti: Alexander Kaidanovskij (Stalker), Anatolij Solonicyn (Scrittore), Nikolaj Grin’ko (Professore), Alisa Frejndich (Moglie dello Stalker)
Origine: Unione sovietica, Germania dell’Est
Anno: 1979 Durata: 161 minuti Genere: fantascienza
Trama: Un intellettuale e uno scienziato, rispettivamente chiamati “Scrittore” e “Professore” per tutta la durata del film si avventurano nella “Zona”, un territorio desolato e in rovina dove le normali leggi della fisica sono state stravolte per cause ignote e al cui interno sembra possano realizzarsi i desideri più intimi e segreti. Per affrontare il viaggio i due devono ingaggiare uno “Stalker”, una guida illegale ed esperta del territorio.
Pur essendo la storia ascrivibile al genere fantascientifico, la sua struttura narrativa, così come le tematiche affrontate, appartengono al Cinema d’autore. Il lento e profondo viaggio catartico compiuto all’interno della cosiddetta “Zona”, dove le tre diverse concezioni della vita dei protagonisti si scontrano e si mettono in discussione, trascende i dettami del film di genere.
La pellicola venne girata fra Dolgopa (Russia), Tallinn (Estonia) ed Isfara (Tagikistan) e fu presentata al Festival cinematografico di Mosca nell’agosto del 1979 ed al Festival di Cannes, in Francia, il 13 maggio 1980. Il film uscì nelle sale italiane nella primavera 1981: la locandina recava un improbabile logo simile al titolo di Star Wars. Come già per “Solaris” la pellicola rappresenta una personale interpretazione di Tarkovskij del romanzo, e il film pare proprio partire dal termine del racconto originale. E’ lo stesso regista, intervistato più volte sul significato della “Zona” e cosa essa simboleggi, a dichiarare che “La Zona è la vita: attraversandola l’uomo o si spezza o resiste, se l’uomo resisterà dipende dal suo sentimento della propria dignità, dalla sua capacità di distinguere il fondamentale dal passeggero”.
In questo film Tarkovskij raggiunge l’apice figurativo della sua opera, il suo uso degli oggetti, dei colori, degli scenari, il suo modo di girare, con ritmi lenti e con lunghi piani-sequenze è unico al mondo e questo lo rende un poeta del Cinema.
Vittorio Fusco