Recensione di SICILIAN GHOST STORY

Mercoledì 5 luglio alle 21:45 Arena Daturi

SICILIAN GHOST STORY

di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza con Julia Jedlikowska, Gaetano Fernandez, 1h 45’, ITA 2017

Dopo 4 anni i due registi siciliani Fabio Grassadonia e Antonio Piazza tornano a Cannes, dove avevano già vinto nel 2013 con il loro lungometraggio d’esordio, Salvo) e aprono trionfalmente la Semaine de la Critique con un film basato su una storia vera (il giovane Giuseppe di Matteo, figlio di un pentito, tenuto in ostaggio dalla mafia per 3 anni) sulla quale innestano elementi di realismo magico, da favola dark.

Sicilian Ghost Story racconta infatti anche di due ragazzini innamorati, di qualcosa di orribile che li separa, delle difficoltà che Luna affronta per cercare Giuseppe, aiutata non dagli adulti spaventati, ma da altri ragazzini, e dai sogni vividi che le lasciano segnali come briciole di pane.

Una fiaba materica dove la natura è un personaggio, gli animali hanno una funzione simbolica e gli uomini sono i mostri, che ricorda, per temi, scelte visive e punti di vista, Io non ho paura di Giuseppe Salvatores.

È un cinema dichiaratamente d’autore questo, che utilizza ogni mezzo per ricordartelo, dagli angoli di ripresa alle luci alla musica alla fotografia. Con questa insistenza sulle atmosfere e questo cullarsi in una forse eccessiva lunghezza, non stupisce che sia piaciuto tanto ai francesi. Ma piace molto anche a noi, e ci piace pensare che questi due autori possano andare molto lontano.

Barbara Belzini

Courtesy of Editoriale Libertà

 

 

 

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